Vince chi piega la luce
da farne origami;
e lo ammiri: si pu�.
Carta, quei fiori carnivori
diretti da dita veloci
e dimentico che s'aprono
a rischio di scelta
scricchiolano musica spinosa
e vorrei che la luce lasciasse
il suo angolo lineare
per dirsi curva perfetta,
insinuarmi nel cerchio
da sola: non posso.
Impermeabile strumento
fuori resto a dare il ritmo
agli ingranaggi; scivola
altrove il merito di figli.
Solo ha forma qualche
cosa che rischia di cadere.
Continueranno le mani
a piegare la carta
e incartare la luce,
a rilucere i muti origami
l� sul ciglio della buca.
Caterina Bigazzi