Quand'ero bambino tagliavo ginestre
sui monti verdi del mio paese lucano.
I fiori raccolti in piccoli gesti
li gettavo lungo le strade strette
passando il corpo di Cristo benedetto.
I fili verdi appesi in cantina oscura
guardavano le sorbole ancora immature.
Sui burroni della memoria infantile
rivedo strani volti con rughe antiche.
Buoi che tiravano un traino di legno,
bambini aggrappati fino alla cappella.
Asini che ragliavano nelle loro stalle
muli che aiutavano ad essere stanchi.
Era un paese con molti calli nelle mani,
donne austere chiuse nei propri guai.
Era una famiglia senza umani confini
dove tutti erano zii, compari e vicini.
C'era un giardino con aquila e cannone
ricordando la guerra e i morti d'allora.
Quand'ero bambino lavoravo per gli altri
per mangiare pane e portare le scarpe.
Raccoglievo legna e lavavo le scale
ma ero libero per correre e cantare.
Oggi da grande, calvo e con barba,
ricordo il bosco e l'odore a vino cotto.
Giuseppe Bartolomeo
L'Africa tiene aperta una ferita
nel grande orizzonte tinto di rosso.
Ogno mattina la espone al sole
per eliminare i malumori della notte.
La luna dorme insieme all'ipopotamo
per mordere il sole del ...
Cielo uniforme
verde immobile.
Un cigolio
di carrucola,
un arco
in ombra.
� un pomeriggio
di un giorno
di Agosto
in una paese
senza nome
del deserto
di Aragona.
Un volo di falco
un viso di donna
fumo ...
Non ci sono speranze sui marciapiedi,
non gettiamo i sogni sulle strade.
L'uomo spento nella sua ombra
chiede soldi senza vergogna.
Abbiamo smarrito la memoria
tra i graffiti di rivolta.
Il cuore cor...