Fra soavissimi fioretti un giorno
Giaceano Amore e Venere,
E mille Genii stavan d'intorno
E mille Grazie tenere.
Io con l'eburnea mia cetra al collo,
Scarco di cure torbide,
Passai con l'alma piena di Apollo
Per quelle sedi morbide.
A s� chiamatomi la gaja Diva,
Con fiamma al labbro e al ciglio,
Disse: Tua cetera canti giuliva
La possa del mio figlio.
Io pria con giubilo cantai d'Amore
Su gli altri Dii le glorie;
Soggiunsi poscia quai sul mio core
Ei riport� vittorie.
Si attente stavano le Grazie al canto,
E que' Amorini amabili,
Che s'obliarono d'essere accanto
A' loro giochi instabili.
Giuro per l'aurea chioma febea,
Che pi� dell'onda livida
Di Stigo io venero, vidi la Dea
Farsi al cantar pi� vivida.
E tu, o Licoride, non mai ti pieghi
De' carmi al suon sensibile,
Invan fra lagrime io canto e prieghi,
Ch� sempre so, inflessibile.
Ugo Foscolo
Forse perch� della fatal qu�ete
tu sei l'imago, a me s� cara vieni, o Sera!
Dell'uom la prima inobbedienza e il frutto
Dell'arbore vietata, onde l'assaggio
Diede noi tutti a morte e all'infinite
Miserie, lungo dal perduto Edenne,
Finch� l'uomo divino alle beate
Perdute sedi r...
Taci, taci: - vi sono de' giorni ch'io non posso fidarmi di me: un demone mi arde, mi agita, mi divora. Forse io mi reputo molto; ma � mi pare impossibile che la nostra patria sia cos� conculcata ment...