Vincent Van Gogh: A primavera un uccello in gabbia sa bene che c'è
A primavera un uccello in gabbia sa bene che c'� qualcosa a cui potrebbe servire, sente benissimo che ci sarebbe qualcosa da fare, ma non ci pu� far nulla, e cos'� questo? Non si ricorda bene, ha idee vaghe e dice: "Gli altri fanno i loro nidi e portano fuori i loro piccoli e li cibano" e poi sbatte il suo capino contro le grate della gabbia. Ma la gabbia resiste e l'uccello impazzisce dal dolore. "Guarda che fannullone", dice un altro uccello che passa l� davanti, "quello � un tipo che vive di rendita". Eppure il prigioniero continua a campare, non muore, fuori non appare nulla di quel che ha dentro, � in buona salute, e di tanto in tanto � allegro sotto i raggi del sole. Ma poi viene il tempo degli amori. Ondate di depressione. "Ma ha poi proprio tutto quel di cui ha bisogno?" dicono i bambini che si prendono cura di lui e della sua gabbietta. E lui sta appollaiato con lo sguardo proteso verso il cielo, dove sta minacciando un temporale, e dentro di s� sente ribellione per la sua sorte. "Me ne sto in gabbia, me ne sto in gabbia, e non mi manca niente, imbecilli! Ho tutto ci� di cui ho bisogno! Ma per piacere, libert�, lasciatemi essere un uccello come gli altri!". Cos�, talvolta, un uomo che non fa nulla assomiglia a un uccello che non fa nulla.
Vincent Van Gogh
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L'uomo è uno straniero sulla terra e la sua vita un viaggio scosso dalle tempeste.
Non bisogna giudicare il buon Dio da questo mondo perché è uno schizzo che gli è venuto male.
A momenti, come le onde disperate si infrangono sulle scogliere indifferenti, un desiderio tumultuoso di abbracciare qualcosa.