Primavera.
Il cielo era magnifico, libero da nuvole al centro, velato appena nella parte inferiore da uno strato sottile di polvere luccicante. Stelle a grappoli, e onde lievi a levigare il grande cristallo: la luna si cullava tra gli scogli, e foglie s'agitavano, tentennavano, percorse da refoli di vento sottile.
Luce lieve, onde, piccole e schiumose, suoni ignoti si liberavano nell'aria colma di profumi, e la spiaggia appariva desolata e silenziosa. Solo il mio dolore, quello sentii scorrere, una sensazione nuova, e la consapevolezza che senza di lei avrei perduto la mia essenza, io smarrito, io follia, l'alieno.
Ricordai con nitore gli ultimi istanti della conversazione, il viso di lei, quegli occhi sinceri e profondi, il suo passo leggiadro, le mani piccole e ben curate. Sentii il suo profumo, agonizzai nel respiro del suo cuore. Il cielo era ancora magnifico, e il vespero si diluiva nelle pozzanghere, subito dopo la pioggia, quella pioggia lenta che martoriava la spiaggia e feriva a morte l'anima mia.
I pensieri oscillavano nel vuoto, istanti, l'addio, e ancora i suoi occhi neri profondi e le sue parole intrise di nulla, cattivi presagi, gi� all'inizio, mentre le sue labbra si muovevano ritmicamente, sembravano fuochi fatui, ed ...[segue »]
Antonio Messina
Il fiume scendeva lento incespicando tra le rocce ben levigate che ogni tanto s'ergevano sul pelo dell'acqua. Il cielo limpido copriva di luce le cose, una luce brillante e invasiva che penetrava negl...