Giovanni Pascoli: È mezzodì. Rintomba. Tacciono le cicale nelle st



� Mezzod�. Rintomba.
Tacciono le cicale
nelle stridule seccie.
E chiaro un tuon rimbomba
dopo uno stanco, uguale,
rotolare di breccie.
Rondini ad ali aperte
fanno echeggiar la loggia
d� lor piccoli scoppi.
Gi�, dopo l'afa inerte,
fanno rumor di pioggia
le fogline dei pioppi.
Un tuon sgretola l'aria.
Sembra venuto sera.
Picchia ogni anta su l'anta.
Serrano. Solitaria
s'ode una capinera,
l�, che canta... che canta...
E l'acqua cade, a grosse
goccie, poi gi� a torrenti,
sopra i fumidi campi.
S'� sfatto il cielo: a scosse
v'entrano urlando i venti
e vi sbisciano i lampi.
Cresce in un gran sussulto
l'acqua, dopo ogni rotto
schianto ch'aspro diroccia;
mentre, col suo singulto
trepido, passa sotto
l'acquazzone una chioccia.
Appena tace il tuono,
che quando al fin gi� pare,
fa tremare ogni vetro,
tra il vento e l'acqua, buono,
s'ode quel croccolare
c� suoi pigol�i dietro.


Giovanni Pascoli

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