Ad un ungherese mai toccare un cavallo, nemmeno se sta in una mano ed � fatto d'avorio. Puoi minacciare le torri, la regina e perfino il re, ma i cavalli mai. Perdere una partita difendendo i due cavalli ancora in campo era considerato un punto d'onore al circolo di Feh�rv�r, il villaggio turanico smarrito nella puszta ungherese dove Barab�s Ferenc, maestro di campagna, viveva la sua vita piallata come un mobile antico e senza difetti, concedendo all'imprevisto giusto una partita di scacchi. Al circolo infatti poteva anche capitare qualcosa di sconclusionato, se per esempio Imre il fattore, con una sfacciata disinvoltura che aveva dell'incredibile, faceva scivolare di una casella una torre in difficolt�, ma in diagonale, muovendo contemporaneamente l'alfiere, in orizzontale ovviamente: questione non di malizia, ma di sensibilit� scacchistica non particolarmente spiccata. Bench� la pialla del destino avesse limato con metodica regolarit� la sua vita, Barab�s Ferenc un giorno decise di deragliare lungo una traiettoria impensabile, che partiva da Feh�rv�r con la corriera polverosa, arrivava a Debrecen dove saliva su una carrozza ferroviaria con le poltrone rosse, sbarcava alla stazione centrale di Budapest sotto un cielo di ferro neogotico, percorreva stupita i viali asburgici e i ponti sospesi sul ...[segue »]
Mauro Del Bianco
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