Prendere un treno
tra chi va e chi ritorna:
ginocchio contro ginocchio
in qualche vecchia carrozza,
aprirsi un po'.
Guardare di fuori
i pensieri che hai dentro.
La massicciata scorre
come scorre il passato,
ovattarsi un po'.
Conforta la memoria
il tatantat� che culla
e sostiene il fantasma
di una cara infantile
filastrocca.
Di stazione in stazione
sulle guide di acciaio
abbandonarsi finalmente
alla certezza di arrivare.
Dormire un po'.
Cardiaca contrazione
e arteriosa pulsazione
rotolano sul binario
e da ogni tunnel impavidi
rinascere.
Prologo
La piattola strappata
Ha lasciato sul corpo
Un segno indelebile
La roseola scarlatta
Ma per sempre non �
Come il corpo ci muore
E poi tutto scompare
Simile � il corpo
Delle umane vicende
Su cui lasciamo terreno
Ai posteri un ricordo.
Davide Riccio
Placido sopore e spicchi di lunula,
Unghie che mappano gli ignudi corpi,
Tastano care dita, e i manicordi
Sotto le lenzuola han dolci armoniche.
Perlustro il marame della mia stanza
E trovo pace che b...
Non avrei voluto essere quella foglia
morta
di platano
sola
in mezzo al marciapiede pulito
che la vecchia seccata
di l� passando
sotto una scarpa
ha strascicato
in strada
prima di riprendere
le sue fa...
Sotto zero,
sono le dieci e mezzo di sera;
fra poco andr� nel letto,
sotto la trapunta nuova.
Come ogni notte
disteso sul ventre
chiuder� gli occhi
nel nero niente del sonno.
E? vero quel che si dic...