E come potevamo noi cantare
con il piede straniero sopra il cuore,
fra i morti abbandonati nelle piazze
sull'erba dura di ghiaccio, al lamento
d'agnello dei fanciulli, all'urlo nero
della madre che andava incontro al figlio
crocifisso sul palo del telegrafo?
Alle fronde dei salici, per voto,
anche le nostre cetre erano appese,
oscillavano lievi al triste vento.
Salvatore Quasimodo
Dove sull'acque viola
era Messina, tra fili spezzati
e macerie tu vai lungo binari
e scambi col tuo berretto di gallo
isolano. Il terremoto ribolle
da due giorni, � dicembre d'uragani
e mare avvelenat...
Ma come � sempre tardi per amare.
Il girasole piega a occidente
e gi� precipita il giorno nel suo
occhio in rovina e l'aria dell'estate
s'addensa e gi� curva le foglie e il fumo
dei cantieri. S'allontana con scorrere
secco di nubi e s...