Prologo
I tombini non soffiavano scenografici ed inodori sbuffi di vapore bianco, come nei film; all'entrata dei locali non stazionavano loschi figuri, gangster dall'accento siciliano e dalla mascella quadrata, col gessato a doppio petto rigonfio, per il revolver nella fondina allacciata alla spalla. Ci sostavano semplicemente dei loschi figurini, dopolavoristi impomatati e col vestito scuro, fresco di tintoria e stirato con cura; manichini azzimati con falsi accenni di buona educazione, parecchia spocchia se gli girava, del tutto a digiuno di carcere e sparatorie. Era un mezzo miracolo se avevano tirato qualche cazzotto, in vita loro, ed un miracolo intero se non avessero frignato, dopo averlo preso sul viso. Li conoscevo tutti, uno per uno, e loro conoscevano me, a fondo. Non ne ero amico, a parte quei pochi che di tanto in tanto si allenavano alla "Qu. Boxe", la palestra dov'ero iscritto. Di tanto in tanto, perch� si rendevano conto, abbastanza velocemente, che il pugilato non era pane per i loro denti. Dalla schiera di grand'uomini emergeva un soggetto, il pi�... ; il pi� gradasso, innanzi tutto, il pi� ottuso, ed - ovviamente - il pi� voluminoso. Un pallone gonfiato a dismisura dal sollevamento pesi e chiss� da cos'altro, pronto ad ...[segue »]
Pino Conte
Non seppellirsi sotto le coperte, alle ore piccole, appesantir� le palpebre, non i piedi; scattanti e lesti, nel gironzolare, bar dopo bar, pub dopo pub, per ogni locale abbia le insegne accese. Ne ca...
Prologo
Cartoline ad una Voce, o forse cartoline ad una voce: cos� l'avrei sottotitolato, il libro che non sapevo quando, ma che sapevo prima o poi avrei scritto, raccogliendo tutti gli sgorbi scarabo...