Arthur Rimbaud: Lontano da uccelli, da greggi, da paesane, io beve
Lontano da uccelli, da greggi, da paesane,
io bevevo, rannicchiato in una brughiera,
cinta da una selva di noccioli leggera,
in verdi e tiepide foschie meridiane.
Che potevo bere in quella giovane O�sa,
muti olmi, cielo coperto, erba senza fiori.
Che spillavo alla mia fiasca di colocasia?
Un liquore d'oro, insulso, che d� sudori.
Cattiva insegna d'osteria sarei stato.
Poi il temporale mut� il cielo, fino a sera.
Furon laghi, pertiche, stazioni, una nera
regione, e nella notte blu fu un colonnato.
L'acqua dei boschi moriva alla verginale
sabbia, e il vento, dal cielo, ghiacciava acquitrini...
Io, pescatore d'oro e di gusci marini,
dire che non pensai di bere, come tale!
Arthur Rimbaud
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Ma davvero ho pianto troppo!
Le albe sono strazianti,
ogni luna è atroce e ogni sole amaro:
l'acre amore mi ha gonfiato
di torpori inebrianti.
La stella è pianto rosa al cuore delle tue orecchie,
l'infinito è rotolato bianco dalla tua nuca ai reni
il mare ha imperlato di rosso le tue vermiglie mammelle
e l'Uomo ha sanguinato nero al tuo sovr...
I miei due grammi di ragione sono esauriti.