Parla il cipresso equinoziale, oscuro
e montuoso esulta il capriolo,
dentro le fonti rosse le criniere
dai baci adagio lavan le cavalle.
Gi� da foreste vaporose immensi
alle eccelse citt� battono i fiumi
lungamente, si muovono in un sogno
affettuose vele verso Olimpia.
Correranno le intense vie d'Oriente
ventilate fanciulle e dai mercati
salmastri guarderanno ilari il mondo.
Ma dove attinger� io la mia vita
ora che il tremebondo amore � morto?
Violavano le rose l'orizzonte,
esitanti citt� stavano in cielo
asperse di giardini tormentosi,
la sua voce nell'aria era una roccia
deserta e incolmabile di fiori.
Mario Luzi
Nulla di ci� che accade e non ha volto
e nulla che precipiti puro, immune da traccia,
percettibile solo alla piet�
come te mi significa la morte.
Il vento ricco oscilla corrugato
sui vetri, finge esta...
Nel pi� alto punto
dove scienza � obl�o d'ogni sapere
e certezza, mi dicono,
certezza irrefutabile venuta incontro
o nel tempo appeso a un filo
d'un riacquisto d'infanzia,
tra sonno e veglia, tra in...
"Credi che il tuo sia vero amore? Esamina
a fondo il tuo passato" insiste lui
saettando ben addentro
la sua occhiata di presbite tra beffarda e strana.
E aspetta. Mentre io guardo lontano
ed...