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Ecco, quando penso alla vita di mia madre, quando penso a tante vite di persone che conosco, mi viene in mente proprio quest'immagine - fuochi che implodono invece di salire in alto.
Eutanasia il diritto di morire. Discutibile sicuramente.
Fa impressione chiamare i vivi con il nome dei morti e fa impressione pronunciare il nome di un morto e sentire un vivo che te risponde.
Fautori della pena di morte sono degli statalisti dell'omicidio.
Gli Shinigami non fanno altro che risparmiare lavoro agli stolti uomini...
Gli uomini muoiono e non sono felici.
Gli uomini, fuggendo la morte, l'inseguono.
Gran Dio e testimoni tutti della mia morte: son vissuto filosofo e muoio cristiano.
Ho poche certezze. Ma dopo la morte non ci saranno di sicuro affanno, corse per primeggiare ansie di prestazione. Tutto quello che rende qui la nostra vita faticosa.
I codardi muoiono mille volte, i coraggiosi una volta sola.
I suicidi sono solo degli impazienti.
Il coraggio di uccidere non rende grande nessuno.
Il pianto offusca le proprie colpe e permette di accusare, senz'obiezioni, il destino.
Il suicidio non solo toglie la vita... ferisce!
Io sono stata educata in modo cattolico molto rigido. Per me eutanasia voleva dire uccidere. Dopo notti di discussioni ho capito che non avevo il diritto di decidere per lui, che fare una legge non significa che sei costretto ad usarla.
L'abitudine a vivere non ci fa accettare la morte.
L'assassinio non ha mai cambiato la storia del mondo.
La cronaca della mia morte era una vera e propria esagerazione.
La meditazione della morte non insegna a morire.
La morte che tanto temiamo e rifiutiamo interrompe la vita, non la elimina.
La morte e le tasse sono inevitabili.
La morte pareggia tutto.
La morte pone fine alla sorte.
La morte produce qualcosa di piacevole: le vedove.
La morte risolve.